senigallia
Powered by Blogger.
29 novembre 2009






Questo individuo è essenzialmente una palla al piede, a giudicare dal materiale video nel quale lo si vede ai vertici politici in compagnia di altri mandatari o in occasioni mondane più frivole. In realtà, il suo comportamento è identico negli uni e nelle altre, soltanto che nei primi finge di essere l’anfitrione, lo fa sempre (per dire, anche se si trova in Canada) e probabilmente lo è anche, sicuramente in quelli italiani, se ne appropria anche quando è soltanto un ospite.


Quando incontra altri capi di governo, si capisce che in fondo si sente un intruso, ed è il suo atteggiamento disinvolto e allegro - e ribadisco, come se fosse l’anfitrione o il baedeker ovunque - a tradire la sua insicurezza ultima; è come se temesse che in qualsiasi momento possa entrare un ciambellano e sussurrargli all’orecchio, con discrezione, che è stato commesso uno spiacevole errore e che deve lasciare il salone, l’ufficio, il pranzo, il vertice, il ballo. La sua eterna soddisfazione e disinvoltura sono eccessive, sottolineature in rosso. Sembra che gli vengano spontanee, quasi involontariamente, e non è così: compie uno sforzo permanente (alleggerito soltanto dalla forza dell’abitudine) e recita, ovviamente. Il suo sorriso impazzito (perché costante), le sue barzellette, le sue piccole pagliacciate, i suoi abbracci e le sue pacche e la sua iperattività triviale quanto superflua sono tremendamente involontarie. È come se stesse dicendo in ogni momento (ai suoi colleghi politici, alle telecamere, ai fotografi, ai telespettatori e soprattutto a sé stesso): “Vedete come mi trovo a mio agio. come mi districo, come converso, come influenzo, come mi muovo, come intrigo, come appartengo a questo mondo delle decisioni mondiali?” Quest’uomo non ci crede per intero, in realtà non se ne capacita e per questo deve lasciar ben chiaro, in modo gridato, che si trova nel suo elemento.


Egli ritiene che la sua simpatia (che lui tale considera) gli renda enormi servigi: si considera una persona accattivante, irresistibile, persuasiva - anche se non osa giudicarsi seduttore nell’accezione sessuale del termine. Con questa simpatia è convinto di poter ottenere molte cose e di poter convincere di molte altre ancora persino i più potenti. Se i suoi potenti colleghi non fossero in maggioranza gente di così scarsi lumi (illuminano poco, appena una penombra tutti insieme), si renderebbero conto che quella professionale simpatia è soltanto il modo di Berlusconi di chiedere permesso, di farsi perdonare, di allungare il collo per non essere coperto nelle foto.


Mi risulta che in un periodo della sua gioventù sia stato crooner, o cantante confidenziale (come si dice nella sua lingua), vale a dire intrattenitore che allietava le crociere dei ricchi, o qualcosa del genere. Come si sa, gli artisti dello spettacolo, per famosi che essi siano (e lui non lo era), sono nella considerazione dei ricchi più vicini alla servitù che agli invitati, cosicché, quel periodo, se le mie notizie sono corrette, gli deve essere servito da allenamento per staccarsi, per allontanarsi dai domestici e dai camerieri (ora si mostra persona alla mano con loro, ma li detesta e li vuole lontano, come se potessero contaminarlo), e per mischiarsi ai potentati più scemi, a quelli che ci cascano e che sono più sensibili alle lusinghe.


Si tratta di un individuo che non ha il minimo senso del pudore quando vuole essere adulatore o addirittura ossequioso. In un certo senso, sì potrebbe affermare che ha la mentalità dei vecchi portinai, quelli che a quanto pare abbondavano nella Spagna franchista e che non sono spariti ancora del tutto: si prostravano in riverenze con i proprietari e con gli inquilini facoltosi e trattavano a calci i fornitori e le domestiche. Dietro a questa mentalità c’è sempre un senso di risentimento. Se inoltre si tratta di una persona che non teme il ridicolo, allora l’individuo in questione è pericoloso, come lo è quest’uomo dietro alla sua facciata cordiale, spiritosa, quasi si direbbe bonacciona, se non fosse che la bontà - neppure la sua caricatura - è estranea al suo animo. II fatto che ogni tanto si emozioni o si intenerisca non c’entra, fare ciò è alla portata di qualsiasi persona anche semplice e non è necessariamente segno di bontà o di compassione.


In realtà, è incomprensibile che queste persone possano ingannare chicchessia, per non parlare di quasi un intero paese, ed è incomprensibile che abbia ottenuto la maggioranza assoluta alle elezioni, ma quante volte e in quanti paesi non è accaduto lo stesso? Misteri. O forse la gente non ci fa caso, non presta attenzione, guarda e ascolta soltanto in maniera distratta, abituata com’è a come si vede e si ascolta la televisione.

II soggetto manca di scrupoli e ciò in maniera radicale, poiché questa carenza è autentica; non è il caso di tanti altri che li conoscono, e come, ma che hanno deciso di misconoscerli; egli ignora la loro esistenza e non li considera mai, nemmeno per rifiutarli o bollarli di stupidi o gravosi o bastoni tra le ruote. Non ne ha mai fatto a meno per il semplice motivo che non li concepisce proprio, non hanno mai fatto parte delle sue nozioni, meno ancora dei suoi valori. Tanto gli sono estranei, che quando li individua in un’altra persona, li considera soltanto un sintomo di debolezza e li usa per giudicare quella persona fragile o docile e, pertanto, assoggettabile.


Di fronte a questo tipo di individuo, la maggior parte delle persone è inerme, perché quasi nessuno è preparato a trattare con una persona tanto seccante e insistente (una palla al piede che non sta ferma un secondo, una di quelle persone a cui si dice di sì pur di levarseli di torno o di fermare il loro sproloquio, di riuscire a farli stare zitti), formalmente cordiale e persino affettuosa e che allo stesso tempo non osserva norme o regole d’alcun tipo. Non le considera nemmeno per disattenderle, e neanche i princìpi, neppure per tradirli; non ha la consapevolezza di stare esagerando o oltrepassando ì limiti o trasgredendo, anche se potrà fingere di abbracciare momentaneamente delle regole - le ha viste negli altri e ha imparato a essere mimetico.


Ma la cosa più difficile è questa: quasi nessuno è pronto a trattare con una persona che non sente mai vergogna di alcun tipo, né personale, né pubblica, politica, estetica. E nemmeno narrativa. In realtà egli non sa cos’è.





Javier Marìas
(Madrid, 20 settembre 1951) è uno scrittore spagnolo.

Tradotto in tutto il mondo e vincitore dei più importanti Premi letterari, tra i quali il premio internazionale di letteratura Impac e il Nelly Sachs è anche traduttore e saggista. Domani nella battaglia pensa a me ha vinto il premio Rómulo Gallegos e il Prix Femina Etranger.
È nipote del regista Jesús Franco.

Figlio del filosofo Julián Marías (discepolo prediletto di José Ortega y Gasset). Laureatosi in Filologia inglese presso L'Università di Madrid, fu per due anni Professore di Letteratura spagnola presso l'Univesità di Oxford in Gran Bretagna e tenne corsi di letteratura e traduzione nel Wellelsley College del Massachusetts. Divenne in seguito professore di Teoria e traduzione presso L'Università Complutense di Madrid, città dove tuttora vive

0 commenti:

Sito denuclearizzato