senigallia
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10 agosto 2009


Vorrei fare una domanda ed un appello rivolte alle forze dell'ordine. Non voglio essere polemica, ma desidero sapere se in questo Paese le forze di polizia sono indipendenti ed autonome rispetto ai politici, anche a quelli che ricoprono incarichi governativi.
Perché questa domanda? Perché nei giorni scorsi è accaduto un episodio davvero imbarazzante, che potrebbe indurci a pensare che viviamo veramente in una dittatura, qualcuno dice soft ma sempre dittatura è.
Il 20 luglio, negli studi privati di una televisione c'era come ospite l'avvocato Pecorella, deputato del PDL. La trasmissione parlava di lotta alla mafia. Tra il pubblico c'erano due ragazzi, che ad un certo punto hanno chiesto all'avvocato Pecorella se fosse stato corretto rispetto ad alcune sue osservazioni su Don Diana, dove affermava che non era proprio una vittima innocente della mafia e che le carte processuali avrebbero dato la possibilità di un'altra chiave di lettura. Al che quei ragazzi hanno legittimamente chiesto quello che avrebbe chiesto un qualsiasi cittadino onesto, e soprattutto sveglio: “Scusi, ma visto che lei era il difensore di Nunzio De Falco, mandante dell'omicidio di Don Peppino Diana, ed era contemporaneamente Presidente della commissione Giustizia, le due cose non erano un po incompatibili?”. Lui rispose che non c'era niente di male.
Successivamente gli hanno fatto notare che fa parte dello stesso partito di Marcello Dell'Utri, cofondatore di Forza Italia, che aveva rapporti con un pregiudicato per mafia come Vittorio Mangano, e davanti a questa domanda ha risposto che non significava nulla, e che Marcello Dell'Utri è stato eletto dal popolo e quindi non c'è nulla di male.
Gli fanno di nuovo notare se era necessario difendere Nunzio De Falco, condannato in via definitiva per l'omicidio di Don Diana. Lui si arrabbia, domandando a sua volta se Nunzio De Falco non aveva il diritto di essere difeso. Al di là del problema etico-morale che a volte sfugge a molti politici nel nostro Paese, questi ragazzi hanno continuato e cercato di confrontarsi con l'avvocato Pecorella, il quale si è immediatamente agitato e infastidito.
Questi due ragazzi, Dario Parazzoli ed Alessandro Didoni, ad un certo punto gli hanno chiesto di ribadire il concetto rispetto a Don Diana. Pecorella ha risposto che lo stavano infastidendo e che stavano violando la privacy. A quel punto è intervenuta anche la moglie di Pecorella, insultando i ragazzi. A quanto pare in quella famiglia sono tutti votati al ruolo di avvocato difensore, ma la cosa più imbarazzante è che ad un certo punto l'avvocato Pecorella ha prima insultato questi ragazzi e poi dato una manata alla telecamera, per poi andarsene.
Il giorno dopo, martedi 21 luglio, probabilmente Pecorella è andato a sporgere querela, tanto che giovedi alle 6:30 del mattino la polizia si presenta davanti a casa di Dario, che sequestra la telecamera, mentre Alessandro viene convocato in commissariato. Entrambi accusati di aver violato la privacy dell'avvocato Pecorella.
Vorrei capire i tempi. Capisco e mi fa piacere apprendere che la giustizia in Italia abbia tempi cosi veloci e che ci sia stato un magistrato cosi solerte, ma vorrei capire quale privacy hanno violato questi ragazzi. Hanno fatto delle semplici domande, ma se non è lecito fare domande ad un politico non capisco cosa ci stiamo a fare in Italia.
Mi chiedo, Pecorella ha fatto la denuncia martedì mattina, probabilmente lunedì sera, e giovedi mattina alle 6:30 i poliziotti erano già a casa di questi ragazzi. Come mai a casa di Totò Riina i carabinieri sono arrivati una settimana dopo, consentendo ai picciotti di Riina di pulire casa, avendo il tempo sufficiente per effettuare il trasloco e di dipingere i muri. Non vorrei che passasse sempre lo stesso messaggio, dove la giustizia è potente con i deboli e servile con i potenti.
Tra le altre cose, Pecorella mi ricorda che era stato accusato di favoreggiamento per la strage di Piazza Loggia, ha difeso appunto personaggi del calibro di Nunzio De Falco, ed è persino Presidente della commissione d'inchiesta sui cicli di rifiuti in Campania. E' notorio che i cicli di rifiuti è gestito, ed è il cuore degli affari, dal clan dei Casalesi. Nunzio De Falco era un boss dei Casalesi. Ma non c'è un minimo di incompatibilità? Lui difende il suo assistito e poi dovrebbe indagare contro il suo assistito?
Mi chiedo, e lo chiederò anche al Parlamento Europeo, se in Italia le cose possono andare avanti in questa maniera e se è normale che uno che difende un boss possa indagarlo? Non credo che l'avvocato Pecorella abbia il titolo, dal punto di vista etico e dal punto di vista morale, possa ricoprire quell'incarico, e soprattutto penso che debba scomparire dalla faccia politica italiana. Sono stata la prima a chiedere che Pecorella scrivesse una lettera di scusa ai genitori, ma questo non basta. Certi personaggi, quando difendono boss mafiosi, dovrebbero capire che devono stare fuori dalle istituzioni.
Mi chiedo che titolarità hanno certi personaggi, e mi chiedo ancora se le forze dell'ordine da personaggi come Pecorella o intendono rivendicare una loro autonomia ed indipendenza, anche perché questo rischia di buttare fumo sul lavoro dei tanti servitori dello Stato, onesti, che non vorrebbero avere nulla a che fare con l'avvocato Pecorella, difensore del boss Nunzio De Falco.
SONIA ALFANO

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